La Via del Colore è il percorso che unisce luoghi e colore nelle illustrazioni di Ettore Tripodi lungo l’asta del Naviglio Grande.
Il color magenta viene sintetizzato la prima volta in Francia nel 1858 con il nome di Fucsina.
Il colore, nato dalla reazione chimica provocata da Francoise-Emmanuel Verguin, nasce quindi un anno prima della Battaglia di Magenta.
Per questo motivo il suo primo nome si ispira al fiore “Fucsia” ed alle sue sfumature violacee.
Perché il colore magenta si chiama proprio “magenta”?
Per capirlo bisogna dare uno sguardo al passato: Fucsina, rosein, fucsia, solferino… La storia ci racconta che alla fine il nome “magenta” sopravvisse a tutti gli altri. Dopo un boom iniziale che scalzò definitivamente “fucsina”, “rosein” e “solferino”, dal 1859 in poi l’uso del termine magenta diventa sempre più frequente.
Nel corso degli anni il termine surclassa, lentamente ma in modo costante, anche il sinonimo “fucsia“: in alcuni paesi, come Germania e Inghilterra riesce a sostituirlo completamente, mentre in altri, come in Italia, i due sinonimi continuano a convivere ancora oggi.
Documenti, articoli e libri ci rivelano che il termine “magenta” divenne definitivamente di uso comune in Italia negli anni ’60 del Novecento. Fu in quel periodo infatti che una norma tedesca associò definitivamente e inequivocabilmente il nome magenta all’inchiostro per la stampa.
E oggi? Sta a noi riconoscere il giusto valore al magenta, continuando a farlo vivere nelle nostre conversazioni e sul nostro territorio.
Colore e natura si ritrovano nei paesaggi circostanti, in un percorso che racconta il prezioso patrimonio naturalistico del nostro territorio.
Il Parco del Ticino
Quante specie viventi ci sono nel parco del Ticino?
Il territorio del Parco del Ticino è occupato per quasi il 55 % da aree agricole, il 22% da foreste, il 20 % aree urbanizzate e il 3% reticolo idrografico.
La presenza di un ricco e variegato insieme di ecosistemi, in molti casi ben conservati, fa sì che nel Parco sia presente un patrimonio di biodiversità che non ha eguali in Pianura Padana:
Specie viventi sinora censite: 6.235
– Regno animale: 3.264 – Regno vegetale: 1.585 – Regno dei funghi: 1.386.
La Valle del Ticino, nel suo complesso, ha ottenuto nel 2002 il riconoscimento di Riserva della Biosfera nell’ambito del Programma Man and Biosphere (MAB) dell’Unesco.
Quanto è grande il parco del Ticino?
Il Ticino nasce in Svizzera. La sua sorgente principale è in testa alla val Bedretto, al Passo di Novena, a circa 2.480 metri di quota, mentre un’altra sorgente è nei pressi dell’Ospizio del San Gottardo e si congiunge alla prima ad Airolo; da qui il fiume prosegue in territorio elvetico scorrendo in una valle ben conservata (da vedere le gole di Stalvedro e del monte Piottino) fino all’imbocco della Piana di Magadino, dove viene imbrigliato in argini che ne fanno un banale canale fino al delta con cui sfocia nel Lago Maggiore.
Qui il fiume riprende, anche se solo per poche centinaia di metri, la sua naturalità, dando origine ad una zona umida di interesse internazionale, ai sensi della Convenzione Ramsar: la Riserva Naturale Federale delle Bolle di Magadino Una volta uscito dal bacino del Verbano, nei pressi di Sesto Calende (VA), il Ticino attraversa tutta la pianura padana, incidendola profondamente e termina, dopo aver lambito Pavia, nel Po, in località Ponte della Becca (PV).
Il territorio del Ticino sublacuale può essere geomorfologicamente e naturalisticamente suddiviso in cinque zone principali: l’anfiteatro delle colline moreniche o zona collinare; il pianalto terrazzato o altopiano asciutto; la zona di alta pianura; il piano generale terrazzato, o pianura irrigua che comprende la fascia dei fontanili ed infine la valle del fiume propriamente detta. Il terrazzo principale che raccorda la valle alla pianura circostante ha un’altezza che decresce da 40 a 15 m circa.
All’interno della valle si possono individuare terrazzi minori di cui il più evidente va da Magenta a Besate (MI). Nel tratto compreso nel Parco, da Sesto Calende (VA) al Ponte della Becca (PV), ha una lunghezza di 110 km.
Quali sono gli ecosistemi del Parco del Ticino?
La Valle del Ticino racchiude un composito mosaico di ambienti naturali, rappresentati dal fiume e da un articolato sistema di zone umide laterali e ambienti ripariali, da prati aridi e brughiere, dalle più vaste e meglio conservate superfici della foresta planiziale primaria, così come da paesaggi agrari tradizionali che rappresentano tipici ecosistemi seminaturali, tra i quali spiccano in particolare le risaie, di grandissima importanza per l’avifauna acquatica, nidificante e migratrice e i prati umidi da fieno, localmente denominati marcite.
Il Parco del Ticino è attraversato da rotte migratorie che ogni anno vengono percorse dagli uccelli in volo dall’Africa al Nord Europa e viceversa, ma l’area protetta è anche una delle più importanti zone umide interne italiane, fondamentali per lo svernamento di molte specie di avifauna acquatica e habitat d’elezione di numerosi anfibi, fra cui il Pelobate fosco, endemismo della pianura Padana e specie a rischio di estinzione, che ha nel Parco la più importante popolazione al mondo.
Gli ambienti forestali presenti nell’area protetta comprendono ontaneti, saliceti, pioppeti, castagneti e pinete a Pino silvestre, ma tra le tipologie forestali che maggiormente caratterizzano il paesaggio della Valle del Ticino spiccano soprattutto querceti e querco-carpineti ancora ben conservati e dotati di un corredo originario di specie erbacee ed arbustive.
Queste foreste costituiscono una vasta “area sorgente” per numerose specie animali, oramai rare e localizzate nella Pianura Padana lombarda;
Particolarmente importante è il complesso della vegetazione fluviale, continuamente rinnovata dal fiume con le sue piene e composta da una successione naturale, solo apparentemente disordinata, di saliceti arborei e arbustivi, boschi di pioppo, ontaneti e, più lontano dal fiume, boschi di olmo e di farnia;
Questi boschi ripari sono il regno incontrastato degli aironi, individuabili dai visitatori per le inconfondibili sagome, le specie di maggiori dimensioni sono l’Airone cenerino e l’Airone bianco maggiore, seguono l’Airone rosso.
La presenza degli aironi è legata anche alla ricca fauna ittica che vive nel fiume e nei corsi d’acqua che solcano il territorio del Parco Tra le specie di maggior pregio la Trota marmorata (un tempo la regina di questo fiume), il Pigo e lo Storione cobice, oggetto anche di numerosi progetti finalizzati alla loro conservazione.
Le brughiere del Parco, in particolare quelle che circondano l’aeroporto di Malpensa, hanno delle caratteristiche del tutto peculiari e ospitano una ricchissima fauna, fra cui 230 specie di uccelli rari e tutelati, come il Succiacapre e l’Averla piccola, due rari rapaci, il Biancone e il Falco pecchiaiolo, oltre a Coenonympha oedippus, la farfalla europea a maggiore rischio di estinzione.
Alcune di queste specie tipiche degli ambienti aperti utilizzano anche le zone rurali del Parco meglio conservate, quali prati stabili, risaie, cereali vernini, erba medica; recenti indagini hanno permesso di rilevare specie di grande pregio, quali l’Allodola, lo Strillozzo e la Quaglia comune, in forte declino a scala europea e in drastico calo in Lombardia, il raro Tarabuso, oltre a numerose coppie di Cicogna bianca e a colonie di Pavoncelle e degli eleganti Cavalieri d’Italia.
Quando è nato il parco del Ticino?
Primo Parco Regionale Italiano, è stato istituito nel 1974 per volontà popolare e, da sempre, si prefigge l’obiettivo di salvaguardare l’ambiente. Costituito da 47 Comuni e tre Province (Varese, Milano e Pavia), si estende su di un territorio di oltre 92.000 ettari che com- prende zone boscate, agricole ed urbanizzate.
Il soggetto principale del Parco è il Ticino: un sinuoso e spettacolare corso d’acqua che, da Sesto Calende all’uscita del lago Maggiore sino a Mezzanino Po, dove confluisce nel fiume omonimo, si snoda per circa 120 chilometri dando origine a paesaggi unici sia per la loro bellezza sia per la biodiversità di cui si popolano.
ll fiume Ticino è stato sempre confine naturale tra civiltà, nazioni, popoli, regnanti, che hanno abbondantemente fortificato questa area strategica soprattutto con torri di avvistamento e castelli.
Il Castello di Abbiategrasso, il Castello di Vigevano, Villa Visconti a Cassinetta di Lugagnano, il Castello di Bereguardo, il Castello di Somma Lombardo, Villa Gaia e Borgo Archinto a Robecco sul Naviglio, l’Abbazia di Morimondo… sono solo alcuni dei tesori dell’arte situati nel territorio del Parco.
Il fiume Ticino, posto su uno dei più importanti itinerari che univa la pianura padana con il centro Europa, ha rappresentato fin dalla Preistoria una comoda via d’acqua per traffici commerciali di ogni genere. Sulle sue sponde si sono sviluppati insediamenti umani fin dalle epoche più antiche; ne citiamo alcuni: a Vigevano, in località “Casinasa”, sono stati trovati reperti del Mesolitico recente (5.500-4.500 a.C.), mentre in sepolture a Garlasco sono stati rinvenuti oggetti dell’età del Rame.
Testimonianze di insediamenti, dall’epoca mesolitica fino alle centuriazioni romane, sono raccolte nei vari interessanti musei allestiti da alcuni comuni: a Sesto Calende, Arsago Seprio, Gallarate, Gambolò, Vigevano e Varallo Pombia.
L’intera area, dal lago Maggiore fino al Po, ha fornito agli studiosi una notevole mole di ritrovamenti, al punto di permettere la ricostruzione accurata delle epoche culturali che si sono succedute nel corso dei secoli.
Nonostante la segmentazione in periodi e sottoperiodi, utile più che altro agli studiosi, pare certo che l’area sia stata costantemente popolata e diverse culture si siano evolute anche in contemporanea, sovrapponendosi e confondendosi parzialmente fra loro specialmente nei periodi pre e protostorico..
Dov’è la sede del parco del Ticino?
La sede del parco si trova a Pontevecchio di Magenta, nella villa Castiglioni.
La frazione di Pontevecchio del comune di Magenta deve la sua toponomastica alla presenza dell’importante ponte sul Naviglio che fino all’Ottocento, al momento della costruzione più a nord del “Ponte Nuovo”, costituiva un passaggio obbligato per chi viaggiava in direzione di Novara.
Il piccolo centro abitato è ricordato sui libri di storia per essere stato la sede della celebre Battaglia di Magenta, combattuta il 4 giugno 1859 tra gli austriaci e le truppe franco-piemontesi. Proprio durante questo evento fu distrutto il ponte in pietra risalente al 1612, che venne ricostruito ed ampliato al termine del conflitto.
In posizione strategica, di fronte al ponte, venne eretto nel primo Seicento il palazzo che oggi prende il nome di Villa Castiglioni, su terreni di proprietà della famiglia Crivelli, che stabilì qui una delle proprie residenze. La Villa, dopo essere stata di proprietà della curia, venne acquistata dalla famiglia Clerichetti, che si dice ospitò lo stesso Napoleone III durante lo svolgimento della Battaglia di Magenta, ed infine ceduta ai Castiglioni che tennero la proprietà fino al 1982, quando venne acquistata dal comune. Attualmente la villa è sede dell’Ente Parco del Ticino.
Negli anni ’80 fu oggetto di una approfondita riorganizzazione funzionale come “Progetto Pilota”per alloggiare la sede del Parco del Ticino.
Un unicum di grande bellezza con i suoi infiniti colori.
Il paesaggio del Parco del Ticino è fortemente caratterizzato dal fiume e dalla sua valle, che racchiude un composito mosaico di ambienti naturali, colori e forme, patrimonio di biodiversità.