Il Magenta si racconta: un percorso interattivo per esplorare il territorio in cui storia e colore dialogano fra loro attraverso le illustrazioni di Ettore Tripodi.
Nubi color magenta s’addensavano sulla grotta di Fingal d’oltrecosta quando dissi “pedala, angelo mio!” e con un salto il tandem si staccò dal fango, sciolse il volo tra le bacche del rialto.
Nubi color di rame si piegavano a ponte sulle spire dell’Agliena, sulle biancane rugginose quando ti dissi “resta!”, e la tua ala d’ebano occupò l’orizzonte col suo fremito lungo, insostenibile.
Come Pafnuzio nel deserto, troppo volli vincerti, io vinto.
Volo con te, resto con te; morire, vivere è un punto solo, un groppo tinto del tuo colore, caldo del respiro della caverna, fondo, appena udibile.
Il potere immaginifico del magenta in letteratura nelle parole della poesia di Eugenio Montale.
Il grande poeta è tra i primi intellettuali ad utilizzare il termine “magenta” per indicare un preciso colore: il colore di un tramonto nuovo, particolare, sognante e perciò ancora più poetico.
In una prima versione infatti, questa poesia era stata intitolata dall’autore “Il rosso e il nero”.
Che Montale arrivi ad utilizzare il titolo “Nubi color magenta” in sostituzione del “Rosso” tipicamente associato al tramonto è significativo di come egli stesso abbia rilevato l’unicità di questo colore, diverso appunto dal rosso, consegnando così alla parola “magenta” uno spirito ancor più nobile.
Il colore e l’alta letteraturaci accompagnano così verso uno degli scorci più caratteristici della frazione di Castelletto di Abbiategrasso, sede proprio di una delle Istituzioni culturali più importanti dell’Est Ticino.
Palazzo Stampa
Sede della Fondazione per Leggere
In prossimità dello snodo delle acque tra il Naviglio Grande e il Naviglio di Bereguardo si staglia maestoso e compatto Palazzo Cittadini Stampa, edificio storico di primaria importanza.
Si tratta di un vero e proprio biglietto da visita, posto all’inizio della Città di Abbiategrasso, in un angolo, quello di Castelletto, pieno di suggestione e fascino.
Nel piccolo porto antistante l’edificio sono state inoltre girate alcune scene del celebre film di Ermanno Olmi, L’albero degli zoccoli (1978).
Riportiamo di seguito uno spezzone del film che ne documenta la condizione pre-restauro.
Palazzo
Stampa
Cos’è oggi palazzo Stampa?
I restauri al complesso, terminati nell’aprile 2014 hanno voluto significare il raggiungimento di due obiettivi paralleli: da una parte far fronte ai gravi problemi dell’edificio, gravato dai noti rischi strutturali, dall’altro renderne possibile una sempre maggior fruizione da parte dei cittadini grazie a mostre e manifestazioni a tema.
Tale sinergia ha determinato a Palazzo Cittadini Stampa una maggior incisività essendo attualmente sede operativa di Fondazione per Leggere, sistema bibliotecario atto ad organizzare attività e iniziative sul territorio della zona sud-ovest Milanese.
Che origini ha Castelletto di Abbiategrasso?
L’abitato di Castelletto oggi sobborgo di Abbiategrasso, sembra avere origini remote. Oltre al ritrovamento di due stratificazioni, una romana e l’altra preromana, avvenuta intorno al 1903, sui terreni agricoli situati nei pressi della ripa del Naviglio Grande, furono ritrovate alcune tombe romane, databili al secondo secolo d C. L’area è stata perciò segnalata alla Sovrintendenza Archeologica per la Lombardia tra quelle definite “a rischio archeologico” compresa entro i confini del Parco Naturale della Valle del Ticino.
In tal senso va quindi collocata la vicenda storica dell’odierna Castelletto, prendendo spunto, perciò, dai ritrovamenti effettuati in questi due secoli e, per meglio intuirla, dobbiamo ricordare che dal paesaggio di quell’epoca era assente il Naviglio Grande (scavato solo nella seconda metà del XII secolo) e, probabilmente anche la strada che porta a Milano.
Bisogna arrivare alla sconfitta del Barbarossa ad opera della Lega Lombarda per maturare l’edificazione di un nuovo borgo, (sorto, forse, sulle ceneri di un villaggio preesistente) l’odierna Castelletto. il 5 agosto 1179, infatti, i milanesi incominciarono il lavoro di scavo del Naviglio Grande chiamato dapprima “Navigium de Gazano o Ticinello”.
L’opera colossale ebbe dei successivi sviluppi perché alla svolta del canale sorse presto un nucleo abitato e per la sua posizione strategica Milano vi ricostruì un piccolo insediamento fortificato. Si tratta della fase embrionale del nostro Palazzo Cittadini Stampa. Le origini dell’abitato sono quindi risalenti al termine del XII e l’inizio del XIII secolo quando venne a formarsi un piccolo agglomerato urbano per sostenere i lavoranti che stavano collaborando alla realizzazione degli scavi dell’importantissimo canale.
Perché si chiama Castelletto di Abbiategrasso?
Una struttura difensiva diede poi il nome all’attuale frazione di Castelletto di Abbiategrasso; essa nacque certamente per un disegno strategico, anzi quale elemento di rinforzo del ruolo difensivo del Naviglio Grande.
Tale carattere difensivo è ancora parzialmente leggibile grazie ad una torretta colombaia, oggi di impianto quattrocentesco, ma probabilmente di fondazione più antica, posta nelle immediate vicinanze di Palazzo Cittadini.
Fino a qualche decennio fa, su di essa si poteva ancora osservare una fascia decorativa che correva sulla sommità dei quattro lati.
Che origini ha palazzo Cittadini Stampa?
Il 19 novembre 1491 Gian Galeazzo Maria Sforza confermava al nobile Filippo Cittadino le immunità e le esenzioni per i beni immobili che possedeva a Castelletto di Abbiategrasso, prima di proprietà della famiglia Olgiati , che in precedenza ne godeva. Filippo, infatti, aveva dimostrato, come i suoi predecessori, fede e devozione al Ducato.
Va aggiunto che tale benevolenza era di antica data, perché già nel 1476 un privilegio Ducale aveva consentito a Filippo, unitamente ad altri, di derivare dal Naviglio la roggia di Sant’Antonio, ancora oggi esistente e non lontana dall’omonima osteria e dal palazzo. Le concessioni d’acqua, furono determinanti nel polarizzare i milanesi lungo il Naviglio.
Con questa conferma,iniziava la trasformazione da struttura difensiva a Palazzo nobiliare. Nel Cinquecento le proprietà abbiatensi passano ai figli di Filippo: Giovanni Francesco e Giovanni Giacomo.
Per quasi tutto il cinquecento la famiglia fu accompagnata da notevole prosperità.
A quest’epoca la residenza di campagna dei Cittadini è ancora la casa lungo il Naviglio ricordata nel testamento di Filippo nel 1493, tuttavia non modesta, man mano che crescevano i loro possedimenti terrieri in Castelletto, anche la dimora nobiliare della famiglia aumentava di volumetria; in questo caso il palazzo nuovo avrebbe avuto tra le sue funzioni anche quella di unire questa residenza con l’altro edificio antico, ossia la torre medievale, inglobata non a caso con pieno rispetto della sua simmetria.
Ma il palazzo Cittadini Stampa attuale quando venne costruito?
Il palazzo vero e proprio è frutto di un sapiente intervento seicentesco che ha saputo ricucire ma soprattutto ampliare, ammodernandole, le preesistenze, compresa la primitiva torre due/trecentesca. Si deve, quasi sicuramente, al sacerdote Giuseppe (discendente della famiglia cittadini ), in un periodo che va all’incirca dal 1665 al 1690, questo intervento risolutivo, finito per conseguire una struttura a L rovesciata.
Al sacerdote Giuseppe, che definisce propria l’antica dimora famigliare si deve anche la costruzione della casa accanto, dallo stesso destinata per testamento (1697) ad abitazione del cappellano che doveva officiare quotidianamente nell’oratorio della famiglia, posto fra le due costruzioni. Concludono la proprietà in riva al Naviglio, oltre al citato oratorio e la Domuncola a nobili, cioè una casa più piccola ma pur sempre dalle caratteristiche signorili, il giardino versa la corte sud ed altri edifici rustici adiacenti, affittati a contadini. Una delle disposizioni testamentarie fu anche la donazione di alcuni quadri alla Chiesa di Castelletto.
Chi fu l’ultimo proprietario di Palazzo Cittadini Stampa?
Nel 1792, infatti, muore Giovanni Cittadini, che non avendo discendenti diretti, cede le altre proprietà superstiti, fra cui il palazzo di abitazione e l’oratorio, alla sorella Clara e ai figli delle altre due sorelle: Maddalena e Teresa Nel 1803 i beni adiacenti al palazzo, acquistati da Caterina Visconti nel 1751, passano a Giuliano Baronio, consorte di Costanza Visconti (nipote di Caterina) e, nello stesso anno, vengono acquistati anche il palazzo, l’oratorio e il giardino, ancora compresi nell’eredità giacente di Giovanni Cittadini Dal matrimonio Baronio-Visconti nasce a Varese, il 19 luglio 1794 la figlia Laura che nel 1835 sposa, sempre a Castelletto, il famoso patriota Gaspare Stampa nato il 6 gennaio 1808.
Egli fu un ardente patriota legato a Mazzini, il quale, come vedremo nel capitolo dedicato allo Stampa, fu più volte ospitato nel palazzo abbiatense. Da allora, la casa da nobile, prenderà il nome di Palazzo Stampa Alla morte di Gaspare Stampa, il 9 aprile 1874 e quello della moglie Laura, avvenuta nel 1880, l’eredità del palazzo passa nelle mani di Eugenia, l’unica dei tre figli rimasta in vita.
Eugenia sarà quindi l’ultima della famiglia Stampa a chiudere gli occhi, a Castelletto, il 16 dicembre 1920. Nel 1920 il palazzo avito, che ha visto per un secolo crescere un’intera generazione della famiglia Stampa, viene per lascito testamentario di Eugenia, donato alla Congregazione di Carità di Abbiategrasso, purché venisse adibito ad Oratorio ed Asilo Infantile.
Questa Opera Pia fu un’istituzione statale destinata a venir incontro ai bisogni della popolazione povera; venne soppressa nel 1937 quando le competenze sinora esercitate passarono agli enti comunali di assistenza (ECA).