Sono opera dell’immaginazione
Bernate Ticino
La Via del Colore è il percorso che unisce luoghi e colore nelle illustrazioni di Ettore Tripodi lungo l’asta del Naviglio Grande.
Il luogo che fa da tappa e cornice a questo racconto è il comune di Bernate Ticino, con la sua affascinante storia di antico castrum romano, della sua Canonica e dell’opera in essa contenuta: la deposizione del Cristo di Simone Peterzano.
Anche la mano di Caravaggio alla Canonica di Bernate Ticino
–– valorizzare un principio educativo – quello del legame tra colore e territorio.
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Bernate e la sua Canonica
Qual è la storia della deposizione del Cristo?
Nel 1584 il Priore della Canonica di Bernate, don Desiderio Tirone, dopo aver dato inizio alla costruzione della nuova chiesa (1582), ordinò a Simone Peterzano e alla sua bottega una “Deposizione del Cristo” da porre in quella che sarebbe diventata alla fine dei lavori un luogo di orazione per i Canonici. Dell’opera si ha una testimonianza indiretta all’epoca della soppressione della Canonica (1772).
In una nota esplicativa del 28 maggio 1774, si precisa che al Molto Reverendo Padre Francesco Miglio, prima Priore della Canonica e poi Parroco di Bernate, si consegnavano tre quadri con la rappresentazione dei Padri Rochettini, così come venivano anche chiamati i Canonici dal momento che portavano il rochetto.
Negli anni ’90, l’opera fu catalogata come olio su tela, del XVIII sec. e genericamente di scuola lombarda. Solo grazie allo studio dei Professori Agosti e Stoppa (2010) e al fortunatissimo e prezioso intervento di restauro (2012) eseguito dal professore Lo Sardo coi finanziamenti del Rotary Club di Magenta, si è arrivati all’attribuzione certa di quest’opera a Simone Peterzano e alla sua bottega.
E’ importante citare anche la bottega del Peterzano per due distinti motivi: perché da un’attenta analisi si riconoscono mani e interventi di pittura di più persone; e perché a quel tempo allievo del Peterzano era anche il Caravaggio. Il dipinto raffigura la deposizione di Gesù nel sarcofago, sostenuto da un angelo, vegliato da Maria e dal Canonico Lateranense.
Chi é Simone Peterzano?
BERGAMO 1535 circa – MILANO 1599
Allievo di Tiziano e maestro di Caravaggio, Simone Peterzano coniuga un sontuoso cromatismo di matrice veneta, con le influenze di Melozzo da Forlì, ma anche per alcuni aspetti, di Veronese e Tintoretto.
Opera, a partire dal 1573, all’interno del circuito milanese e respira la temperie della Controriforma che nel suo contesto di riferimento, si modella sull’esempio di vita e dottrina rappresentato dal cardinale Borromeo.
A Milano è il maestro di una titolata BOTTEGA che vede come allievi tra gli altri il giovane pittore Francesco Alicati che doveva essere istruito, come precisa il suo contratto del 1573, nella decorazione e nel ritratto; e il tredicenne Michelangelo Merisi da Caravaggio, il cui contratto di Bottega fu firmato dalla madre vedova il 6 aprile 1584.
Nell’ultima fase della sua produzione, le opere di Peterzano risentono di una monumentalità chiaramente ispirata dal rinnovato clima morale della Controriforma e mescolano ascetico rigore e mistica trasfigurazione, indotta dall’amore per Dio.
La “Deposizione del Cristo nel Sepolcro” di Bernate risente di questo clima per cui è evidente il progressivo ripiegare su formule pittoriche più severe, dove anche il colore assume toni più smorzati e freddi.
Tra le sue opere possiamo segnalare gli affreschi nella chiesta di S.Barnaba, le “Storie di Sant’Antonio di Padova” in S.Angelo, le pitture in S.Maria della Passione e in San Fedele, la “Madonna col Bambino tra i santi Benedetto, Mauro, Giustina e Caterina” nella chiesa di S.Maurizio a Bioggio (Canton Ticino), la pala con “Sant’Ambrogio tra i Santi Gervasio e Protasio” e gli affreschi del presbiterio e del coro della Certosa di Garegnano.
Famoso e seguito alla sua epoca, fu destinato ad essere offuscato dalla fama del suo Maestro, Tiziano, e del suo più celebre allievo, Caravaggio.
Simone Peterzano si qualifica comunque comeuno dei maggiori esponenti del tardo manierismo lombardo.
Qual è la storia di Bernate?
Le prime attestazioni dell’esistenza di un centro fortificato in loco, chiamato Castrum Brinati, risalgono all’epoca romana (IV secolo d.C.). La funzione di un avamposto militare in Bernate fu quella di presidiare il confine naturale del fiume Ticino.
Nel 962 d.C. Bernate a altri centri della Diocesi di Milano diventano feudi di diritto imperiale e passano sotto il governo dei vassalli dell’imperatore di Sassonia.
Il primo accenno alla chiesa di Bernate si ha con l’imperatore Enrico III, il Nero, che firmò un documento del 1045 in cui venivano espressamente citati il Castrum Brinati e la relativa chiesa castrense, dedicata a San Giorgio.
Nel 1064 la chiesa fu oggetto di permuta tra il piemontese monastero di S.Fruttuaria e il monastero di San Vincenzo a Milano.
Come, quando e perché i possedimenti di Bernate siano passati da quest’ultimo al monastero di Sant’Ambrogio a Milano non è dato sapere.
Tuttavia, sappiamo che nel 1150 l’abate del monastero di Sant’Ambrogio conferì alla potente famiglia milanese dei Crivelli, a titolo di feudo, le terre e i possedimenti di Bernate. La casata dei Crivelli visse il proprio apice sociale quando, nel 1185, venne eletto Papa Uberto Crivelli, con il nome di Urbano III.
A lui si deve la fondazione, nel 1186, della Canonica di Bernate Ticino. L’incarico di trasformare il castrum in Canonica fu dato al priore dell’abbazia di Crescenza, appartenente alla congregazione religiosa dei Canonici Regolari secondo la Regola di Sant’Agostino.
Urbano III, con l’atto di fondazione, donò alla Canonica l’esenzione monastica, il diritto di dipendere solo ed unicamente dal Vescovo di Roma.
Grazie a questo legame diretto la Canonica visse un lungo periodo di prosperità e di importanza sul territorio che durò fino al 1498, quando Papa Alessandro VI decise di applicare a Bernate l’istituto della Commenda e affidare ad Antonio Stanga, segretario personale di Ludovico il Moro la direzione della Canonica.
Tale processo si concluse nel 1511, quando alla Canonica di Bernate venne concesso il titolo di Lateranense e fu così aggregata alla chiesa di San Giovanni in Laterano (a Roma), retta dai Canonici Regolari Lateranensi, perdendo definitivamente l’esenzione monastica.
Quando venne costruita la struttura attuale?
Sopra la cappella castrense i Canonici edificarono una nuova chiesa (odierna sagrestia) che all’inizio del XIII secolo venne ampliata verso ovest.
La chiesa è una felice sintesi di due stili architettonici: quello romanico lombardo, nelle strutture esterne e nella facciata, e quello gotico dell’interno.
La facciata aveva aperture e finestre a tutto sesto e nella sua parte alta conservava un bassorilievo quattrocentesco raffigurante San Giorgio a cavallo nell’atto di uccidere il drago, accompagnato da due figure, probabilmente la principessa e un canonico.
Il progetto della chiesa odierna è dell’architetto Martino Bassi. I capomastri Bernardo e Giacomo Mottello di Lonate apportarono alcune modifiche in corso d’opera e i lavori, iniziati nel 1582, terminarono nel 1618.
La chiesa quattrocentesca, perpendicolare alla precedente, si caratterizza per aver trasformato una metà della navata della chiesa medievale nel presbiterio e l’altra metà a uso oratorio con l’aggiunta di un altare in marmo dedicata a Santa Maria Bambina.
Nell’apparato absidale venne introdotto un pregiato coro ligneo. Suggestiva è la vista dell’imponente cupola a base ottagonale.
–– Il pigmento alla base del magenta non era ancora disponibile al tempo della realizzazione di questo dipinto, ed è per questo che in un provocatorio esercizio di stile abbiamo chiesto all’AI di intervenire sull’opera del Peterzano includendolo nella sua scelta di colori.